La Displasia Dell’Anca Del Cane

LA DISPLASIA DELL’ANCA NEL CANE: CENNI DI ANATOMIA

L’articolazione coxo-femorale è un’enartrosi costituita da due superfici sferiche: una concava, l’acetabolo, e una convessa, la testa del femore, che sono mantenute in contatto tra loro da una capsula fibrosa e dai suoi legamenti. I movimenti consentiti sono: flessione, estensione, abduzione, adduzione, intrarotazione ed extrarotazione. Il peso dell’animale in stazione è ripartito per il 40% sul bipede posteriore e per il restante 60% su quello anteriore.

LA DISPLASIA DELL’ANCA NEL CANE: PATOGENESI

“La displasia dell’anca è una patologia ortopedica che si sviluppa durante l’accrescimento, sempre bilaterale anche se spesso con grado diverso, multifattoriale, su base genetica e con espressione influenzata dall’ambiente. E’ caratterizzata da: instabilità articolare, sublussazione o lussazione della testa femorale, con conseguente deformazione dei capi articolari e sviluppo precoce di artrosi ( coxartrosi ). L’incongruenza articolare può derivare da una malformazione a carico dell’acetabolo (displasia acetabolare) della testa e del collo femorale (displasia femorale) o da una combinazione delle due, oltre che da un’eccessiva lassità articolare”. (A. Vezzoni)

Questa patologia vede una base genetica nella quale la gravità dell’espressione clinica viene influenzata da fattori ambientali.  Sono da considerare fattori ambientali: le alterazioni della postura, il peso elevato, l’elevata velocità di crescita e, più in generale, gli stress articolari legati ad esercizio fisico eccessivo, i traumi e le malformazioni.

Tutti i cuccioli nascono con anche apparentemente normali. Il periodo più critico dello sviluppo dell’articolazione coxofemorale nel cane è dalla nascita fino ai 6 mesi d’età poichè in questo periodo si ha il maggior sviluppo scheletrico e corporeo.

Le alterazioni possono essere evitate o significativamente ridotte se la congruenza articolare viene mantenuta fino all’età di 6-8 mesi, quando il grado di ossificazione acetabolare è sufficientemente avanzato e i muscoli e i tessuti periarticolari sono in grado di impedire la sublussazione della testa del femore.

LA DISPLASIA DELL’ANCA: TRATTAMENTO CHIRURGICO

Gli interventi indicati per i soggetti affetti da displasia dell’anca possono essere classificati in: preventivi, sostitutivi e palliativi (A. Vezzoni). L’opzione chirurgica più appropriata deve essere scelta considerando: età del paziente, attitudine, grado di displasia e sintomatologia presente.

INTERVENTI PREVENTIVI: mirano a ripristinare la corretta biomeccanica articolare e consentono di prevenire lo sviluppo o limitare la progressione di danni irreversibili a carico dell’articolazione e sono:

SINFISIODESI PUBICA (JPS): intervento mini-invasivo ed efficace solo nelle forme lievi e moderate di displasia e solo se eseguita fra i 3 e i 5 mesi di età, a seconda della razza;

TRIPLICE OSTEOTOMIA PELVICA (TPO): indicata in soggetti con lassità articolare eccessiva che fanno prevedere lo sviluppo di displasia grave, in assenza di lesioni degenerative. Età indicata fra i 5 e gli 8 mesi.

INTERVENTI PALLIATIVI: mirano a ridurre il dolore articolare e a migliorare la qualità di vita del cane, pur non essendo in grado di ripristinare un’articolazione normale.

-DARTROPLASTICA: consiste in un trapianto osseo per ampliare il tetto acetabolare e contenere la testa del femore sublussata. Limita il dolore della capsula articolare per il supporto osseo fornito, ma non previene la progressione dell’artrosi

-OSTECTOMIA DI TESTA E COLLO FEMORALE (FHNO): indicata in cani in accrescimento con grave sublussazione o in cani adulti con coxartrosi invalidante, nelle situazioni in cui non risulta  possibile eseguire la protesi d’anca.

INTERVENTI SOSTITUTIVI: consiste nella sostituzione della testa del femore e dell’acetabolo con elementi protesici. Ciò porta al pieno recupero della funzionalità articolare e all’eliminazione del dolore, garantendo al cane un netto miglioramento della qualità di vita.

LA DISPLASIA DELL’ANCA: TRATTAMENTO MEDICO

Si intende l’insieme di opzioni terapeutiche non chirurgiche finalizzate a: controllare il dolore e l’infiammazione, prevenire e rallentare la progressione del danno articolare, ripristinare una corretta funzione motoria e migliorare la qualità di vita del paziente.

CONTROLLO DEL PESO:  il peso è direttamente correlato con le forze che gravano sull’articolazione e quindi possono condizionare l’evoluzione della malattia. Nei cani in sovrappeso la riduzione del peso corporeo è da sola in grado di garantire un significativo miglioramento della sintomatologia clinica con una riduzione della zoppia.

CONTROLLO DEL DOLORE: il dolore va trattato fin da subito per evitare che il soggetto riduca l’esercizio fisico perdendo massa muscolare, cosa che comporterebbe aumento dell’instabilità articolare e quindi maggiore stress meccanico a carico della capsula articolare, cartilagine e legamenti.

FISIOTERAPIA: dev’ essere eseguita in pazienti opportunamente selezionati e dev’ essere eseguita correttamente da personale formato, poiché altrimenti potrebbe essere dannosa.

Il trattamento medico deve essere considerato talora un’opzione complementare a quello chirurgico e talora una sua differente ma valida alternativa.

E’ importante conoscere bene la patologia e studiare accuratamente ogni singolo caso per gestire al meglio il dolore del paziente e quindi  permettergli di  avere una buona qualità di vita.

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